La fecondazione in Vitro realizzata per i Dottori Steptoe ed Edwards fu un fatto rivoluzionario nel trattamento della sterilità. Ma questa tecnica che poteva ottenere gravidanze in casi d’ostruzione nelle tube, non funzionava quando esisteva una quantità bassa di spermatozoi mobili.
Effettivamente, quando si tentava la fecondazione in vitro (FIV) con campioni di seme il cui REM era molto basso, non si produceva la fecondazione.
Per risolvere questo problema, si svilupparono varie tecniche. La prima, la dissezione parziale della zona pellucida (PZD). Consisteva in aprire leggermente la zona pellucida, (il "guscio" che ricopre all'ovulo) con l'idea che gli spermatozoi potessero fecondare con più facilità all'ovulo. Dopo, si fece l'inseminazione sub-zonale (SUZI). Con questa tecnica, si mettevano gli spermatozoi tra la zona pellucida e la membrana cellulare dell'ovulo.
Il seguente passo fu l'introduzione di un solo spermatozoo dentro l'ovulo (ICSI). La realizzò per la prima volta nell'anno 1988, un biologo italiano (Giampiero Palermo).
Da allora, l'uso dell'ICSI si è andato generalizzando. All’inizio, solo si usava in casi di fattore maschile grave. Però attualmente si usa in molte altre indicazioni, non solo per cause degli spermatozoi (pochi ovuli recuperati, pazienti di più di 38 anni, ecc). Attualmente, si usa l'ICSI per fecondare gli ovuli in più del 90% dei casi.
¿Come si realizza l’ICSI?
U
na volta che si fa l'agoaspirazione follicolare per recuperare gli ovuli, questi si processano nel laboratorio. Gli ovuli si trovano circondati d’alcune cellule (cellule della granulosa) quando stanno nei follicoli. Per fare la microiniezione (ICSI) bisogna eliminare queste cellule della granulosa che circondano gli ovuli. Questo processo normalmente si chiama "spelare" o "pulire" gli ovuli.
Una volta finito questo processo, l'ovulo è già pronto per la microiniezione. Si utilizza un apparato di gran precisione (il micromanipolatore). Questo apparato è un microscopio al quale sono stati incorporati alcuni controlli (che sono come joystick) i quali permettono di fare il movimento di due micropipette. Una di queste micropipette serve per sottomettere l'ovulo, e l'altra serve per introdurre lo spermatozoo dentro l'ovulo.
Si ripete il processo con ognuno degli ovuli, e posteriormente s’introducono nell’incubatrice. In questo apparato si riproducono le condizioni di coltivo idonee per gli ovuli umani (temperatura concentrazione di CO2, ecc).
Il resto del processo è come nella fecondazione in vitro. Il giorno dopo si conferma la fecondazione, e nel secondo, terzo, o quinto giorno (se si tratta di un coltivo lungo) si realizza il trasferimento degli embrioni.
Dr. Braulio Peramo Moya
Medico specialista in ostetricia e ginecologia. riproduzione assistita.
Colegiado nº 282844119 del Ilustre Colegio Oficial de Médicos de Madrid | Registered Specialist n 6063017, General Medical Council of London”